Il trattamento di embolizzazione della prostata è una procedura di radiologia interventistica di tipo mininvasivo che si esegue per la cura dell’ipertrofia o adenoma della prostata.
L’intervento viene eseguito in anestesia locale con approccio generalmente dalla braccio e rappresenta quanto di più futuristico la scienza medica può offrire al paziente affetto da patologia prostatica benigna.
È un intervento che ormai si esegue da quasi 10 anni e appare essere in tutto il mondo in forte espansione grazie ai particolari vantaggi che offre rispetto alle tecniche di chirurgia tradizionale o robotica.
L’embolizzazione dell’adenoma prostatico è solo un tipo di embolizzazione che la radiologia interventistica può offrire al paziente in quanto anche patologie come il fibroma uterino, il varicocele maschile e femminile, gli aneurismi, la patologia emorroidaria, le artrosi articolari, le malformazioni vascolari e molto altro possono essere embolizzate.
L’embolizzazione quindi è tecnica che abbraccia più campi e patologie e viene eseguita da un team multidisciplinare per la diagnosi il trattamento ed il follow-up del paziente.
Una figura fondamentale nel team per l’embolizzazione è il radiologo interventista, medico che grazie anche alle sue competenze di imaging valuta gli esami diagnostici specifici pre-intervento e richiesti a seconda dei casi, esegue la procedura in sala angiografica, e risulta fondamentale nel seguire il paziente nel post operatorio a breve medio e lungo termine.
Il radiologo interventista è sempre più considerato il chirurgo del terzo millennio perché grazie all’angiografo, un macchinario in grado di generare fasci di raggi X che poi una volta colpito il paziente fanno sì che immagini ben definite dell’organismo vengano proiettate su un monitor, è in grado di operare senza nè tagli nè punti di sutura.
In assenza, quindi, di cicatrici, sanguinamenti ed infezioni.
La tecnica di embolizzazione è attualmente eseguita per patologie benigne come adenoma prostatico o ipertrofia prostatica ma in taluni casi può essere anche riservata a pazienti non operabili chirurgicamente e che presentano neoplasie maligne della ghiandola prostatica.
Cos’è l’embolizzazione della prostata
Specificatamente l’embolizzazione consiste nel occlusione definitiva delle due arterie prostatiche, vasi deputati a irrorare il tessuto prostatico.
Infatti ogni organo e tessuto del nostro organismo, quindi anche la prostata, possiede un’importante e fitta rete di vasi arteriosi che consentono al sangue di veicolare l’ossigeno in tutto l’organo.
Il razionale dell’embolizzazione non è altro che impedire all’ossigeno nel sangue di arrivare all’ adenoma della prostata perché ciò comporta necessariamente ed inevitabilmente la morte dello stesso (impedendone prima la proliferazione e successivamente favorendone la riduzione sia in termini di volume che di estensione).
In definitiva, occludendo in maniera permanente sia l’arteria prostatica di destra che l’arteria prostatica di sinistra si raggiunge la totale interruzione del flusso sanguigno a tutti i tessuti prostatici affetti da patologia con conseguente ripristino dei volumi originali della prostata e cessazione della sintomatologia correlata all’ ipertrofia o adenoma prostatico.
L’ occlusione dei vasi prostatici avviene attraverso l’utilizzo di piccolissime particelle sferiche, chiamate materiale embolizzante che, attraverso un piccolissimo tubicino di plastica chiamato catetere vascolare, vengono iniettate proprio al loro interno.
Il blocco della circolazione arteriosa prostatica dovuto all’iniezione di particelle comporterà in pochissimi minuti l’occlusione definitiva delle arterie prostatiche e con essa, come già specificato, l’apporto di sangue alla patologia.
Come si esegue l’embolizzazione della prostata
Il paziente viene ricoverato il giorno prima o a seconda dei casi anche nella stessa giornata. Viene poi trasportato all’interno della sala angiografica, una sorta di sala operatoria fornita di angiografo, e viene adagiato sul lettino operatorio.
Verrà poi eseguito un piccolissimo accesso attraverso un sottile ago all’inguine o al braccio per inserire il catetere vascolare che poi il radiologo veicolerà fino alle arterie prostatiche.
L’introduzione sottocutanea di questo piccolissimo catetere, che ha un diametro che non supera i 3 mm, è indolore in quanto preventivamente il radiologo avrà anestetizzato la parte con un quantitativo minimo di lidocaina, un anestetico locale molto simile a quello utilizzato dai dentisti.
Dal sottocute il catetere viene inserito all’interno dell’arteria sottostante (l’arteria radiale o l’arteria femorale a seconda dell’accesso più favorevole) e fatto navigare controllandolo sul monitor dell’ angiografo fino alle arterie prostatiche.
Una volta poi visualizzata bene la rete di vasi che costituiscono la prostata attraverso l’utilizzo di un mezzo di contrasto paragonabile a quello che si usa per l’esame TC, il radiologo dovrà semplicemente calibrare le particelle più adatte per andare ad occludere in maniera definitiva la rete di vasi che rifornisce l’adenoma prostatico.
Una volta terminata iniezione del materiale embolizzante il cateterino vascolare verrà velocemente estratto e il piccolo foro cutaneo richiuso mediante una semplice compressione manuale da parte dello stesso operatore. È Importante sottolineare che la procedura è totalmente indolore, il paziente non avverte mai nessun tipo di fastidio o male sia nel peri-operatorio che nel post operatorio dove al massimo può essere presente un lieve indolenzimento a livello del perineo.
Inoltre sia per raggiungere l’arteria prostatica di destra che l’arteria prostatica di sinistra si rende necessario esclusivamente un singolo accesso cutaneo perché il radiologo attraverso di esso è in grado di raggiungere entrambi i lati (quindi senza necessità di eseguire più punture) e questo rende bene l’idea di quanto poco invasiva sia l’embolizzazione.
In alcuni casi infatti è stato addirittura eseguita in regime ambulatoriale ovvero con il paziente dimesso nella stessa giornata, senza quindi nemmeno la necessità di una notte di degenza in struttura.
Unico vero neo della procedura è che l’embolizzazione prostatica ha mostrato essere altamente operatore dipendente, pertanto i risultati possono variare in maniera abbastanza rilevante in base all’ esperienza dei vari radiologi interventisti che la eseguono.
La durata in centri di comprovata esperienza è in media pari a circa 45-90 minuti.
In molti casi la procedura non richiede alcuna cateterizzazione vescicale e pertanto una volta terminato l’intervento il paziente è subito libero di muoversi, non dovendo quindi necessariamente essere allettato.
E’ ormai noto che l’embolizzazione è procedura di grande impatto dal punto di vista sociale per la sua mininvasività e per la mancanza di quegli effetti collaterali tipici della chirurgia, in primis l’eiaculazione retrograda in vescica, che quindi la rendono particolarmente attrattiva anche per tutti quei pazienti giovani che desiderano non perdere la possibilità di procreare.
Purtroppo, essendo eseguita dalla radiologo interventista e non dallo specialista urologo, l’embolizzazione prostatica fa ancora fatica a volte ad essere adottata anche nell’ambiente scientifico urologico che per scuola di pensiero tende ad indirizzare il paziente verso percorsi propri dell’ambiente urologico.
Pertanto chiunque volesse conoscere più dettagliatamente la tecnica della embolizzazione prostatica dovrà necessariamente rivolgersi al radiologo interventista l’unico, ad oggi, in grado di poter valutare l’eventuale esecuzione di questa innovativa e rivoluzionaria procedura.