ll varicocele pelvico femminile è un’abnorme dilatazione del plesso venoso dell’addome inferiore che comporta un aumento di sangue a tale livello.
Generalmente a far insorgere il sospetto della presenza di un varicocele è la presenza di un forte senso di pesantezza addominale oltre che dolori diffusi all’addome inferiore.
Per una diagnosi è comunque indispensabile una corretta e approfondita valutazione delle cause e dell’entità per le quali non è sufficiente la sola visita clinica. Un Eco-Doppler, un esame non invasivo che impiega gli ultrasuoni, molto simile all’Ecografia, normalmente non richiede più di 20 minuti.
Tale esame, associato anche alla Ecografia transvaginale e alla TAC e/o RM, permettono generalmente di effettuare la diagnosi anche del varicocele pelvico femminile che, tuttavia, viene posta tardivamente perché tale patologia non si manifesta esternamente e perché essendo più rara viene sospettata dal medico meno frequentemente.
L’embolizzazione è una tecnica innovativa (anche se in verità si esegue da molti anni ormai) che permette di trattare la paziente in modo rapido, sicuro ed estremamente efficace.
Il varicocele può essere trattato con una semplice anestesia locale all’inguine, senza né tagli né bisturi ma mediante la sola introduzione di una sondina (o catetere) delle dimensioni poco più grandi di un ago da prelievo (2,5 millimetri circa).
A questo punto iniettando una piccola quantità di liquido di contrasto viene visualizzato il varicocele e le vene che lo compongono decidendo così quali sono le vene dilatate e incontinenti. Si inietta quindi una piccola quantità di alcool (Atossisclerol) e, se necessario, piccole particelle solide (spiraline) che producono un’occlusione delle vene dilatate.
La stessa tecnica può essere eseguita anche mediante una piccola puntura venosa al braccio evitando quindi la puntura all’inguine.
Questo tipo di intervento richiede l’ospedalizzazione di una notte.
Non residua nessuna cicatrice, non è necessaria alcuna sutura ed il paziente non avverte alcun dolore (solamente una piccola puntura durante l’anestesia). Rispetto all’intervento chirurgico tradizionale, l’embolizzazione appare sicuramente molto meno dolorosa, invasiva e cruenta con un tasso di recidive estremamente minore rispetto all’intervento tradizionale di chirurgia.